Abbeccedario verde: O come organico - Reportpistoia

2022-08-27 17:20:22 By : Mr. Carter Lin

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”

È stato Fabrizio De André a dare, se non la migliore, sicuramente la più poetica definizione della opposizione fra il mondo minerale e quello organico (cioè della vita).

Dalla Enciclopedia Treccani: Orgànico aggettivo e sostantivo maschile.

1. agg. Che si riferisce a, o ha rapporto con, gli organismi viventi, animali o vegetali (in quanto questi sono organizzati, dotati cioè di organi): regno o., il regno animale e vegetale insieme (contrapposto al regno inorganico o minerale); la vita organica; tessuti organici; sostanze organiche (contrapposte alle sostanze inorganiche), le sostanze di cui sono costituiti gli organismi viventi o che essi elaborano o producono, ma anche quelle di origine sintetica aventi in comune con le prime la caratteristica di contenere nella molecola atomi di carbonio [….]

2. agg. Che concerne gli organi degli esseri viventi, o il corpo in quanto costituito di organi: funzioni o.; struttura o., ecc. In medicina, indica la connessione di una malattia, di un sintomo (malattia o., sintomo o.) con l’alterazione anatomica o biochimica di un organo. È contrapposto a funzionale (soffio o. e soffio funzionale del cuore), con una distinzione che non è tuttavia sempre netta, in quanto un’alterazione funzionale (per es., una ischemia da spasmo arterioso) può provocare, se dura per un certo tempo, una lesione organica (degenerazione ischemica) [….]

I residui organici che in vario modo arrivano al terreno come resti, formati da frutti, foglie, ramoscelli, radici, germogli e quant’altro proveniente dal mondo vegetale e animale, forniscono al terreno quantità molto elevate di sostanza organica. Per maggiore chiarezza bisogna distinguerne tipologie differenti, ma in continuo rapporto tra di loro:

Queste porzioni vanno a mescolarsi con la parte minerale di solito preponderante del suolo (argille, limi sabbie); il contenuto totale di sostanza organica nei terreni può essere molto vario: in quelli agrari molto poveri e sabbiosi può essere inferiore all’1%, in quelli medi tra l’1 ed il 3 %, fino a oltre il 7-8% nei suoli meno disturbati, come quelli forestali (specie in ambiente montano) e a più del 80-90% nelle torbiere. Quasi sempre la perdita di sostanza organica nel terreno è direttamente correlata alla sua perdita di fertilità, combattuta con incrementi di concimazioni, che se di tipo chimico-sintetico hanno una durata molto limitata nel tempo.

Queste non sono nozioni fini a sé stesse, confinate nelle scienze agronomiche, ma incidono sulle dinamiche relative al bilancio globale di CO2, responsabile primario dell’attuale “global warming”. Infatti, la sostanza organica del terreno rappresenta la più grande riserva terrestre di carbonio, con circa 1.500 miliardi di tonnellate di C organico, (equivalente a 5.500 miliardi di tonnellate di CO2, circa il doppio di quella contenuta nell’atmosfera terrestre): nell’atmosfera sono presenti 750 miliardi di tonnellate di C (sotto forma di anidride carbonica) e solo 500-600 si trovano nella biomassa vegetale propriamente detta. Tali forme sono rimaste in un equilibrio stabile fino all’avvento delle attività umane e dell’era industriale, quando l’uso di combustili e la deforestazione hanno determinato una forte diminuzione della biomassa vegetale e della sostanza organica del terreno, con conseguente aumento della anidride carbonica in atmosfera. Nelle articolate e complesse politiche di riduzione delle emissioni di CO2, devono rientrare perciò a pieno diritto anche le iniziative per mantenere stoccate nei suoli maggiori frazioni di sostanza organica.

La sostanza organica del terreno è costituita da molecole complesse a base di carbonio, azoto, ossigeno, idrogeno e in misura minore da fosforo, potassio, zolfo, ferro, ecc. Come detto, essa può essere distinta in due parti principali: la sostanza organica “labile” costituita da composti organici di base come gli zuccheri, i peptidi, le proteine enzimatiche, gli acidi nucleici, che possono essere presenti liberi nel terreno; la sostanza organica “stabile” costituita dall’humus. L’humus è il componente di maggior valore della sostanza organica ed è in grado di migliorare le caratteristiche fisiche e strutturali, chimiche e biochimiche del terreno, ed è attivo in altre funzioni importanti del terreno (nutrizionali, tampone degli eccessi acidi o basici, ecc.)

Cosa è e cosa fa l’humus?

L’humus è un composto di natura polimerica con composizione molto varia a seconda della genesi, ad elevato peso molecolare, con caratteristiche colloidali, molto resistenti al deterioramento, con basso rapporto carbonio/azoto (C/N ≈ 10 ≈ 50% C e 5% N). Durante il processo di umificazione della sostanza organica si perde carbonio con inversa concentrazione dell’azoto, essenziale nella crescita delle piante.

L’humus (per il quale si utilizza anche l’espressione “sostanze umiche”) migliora la struttura del terreno, nel senso che fa accorpare le microparticelle, rendendo un terreno meno fragile alla pioggia battente e al compattamento durante le operazioni colturali. Inoltre, aumenta la capacità di un terreno di catturare la luce e il calore mediante la sua colorazione scura, come anche di trattenere l’acqua e costituisce direttamente una fonte di cibo a lungo termine per i microorganismi, influenzando le loro attività di crescita e riproduzione. Ma non solo: l’humus ha anche la capacità di “tenere legati” alcuni elementi nutritivi trattenendo il ferro e altri cationi, che sono molto importanti per la crescita delle piante, restituendoli alla pianta stessa nel momento del bisogno. Ancora, aumenta la capacità di scambio cationico (o C.S.C.), migliorando la fertilità complessiva del terreno.

Fin dalla più remota antichità è stato visto come la coltivazione ripetuta dei terreni agricoli ne determinava una progressiva perdita di fertilità e delle relative produzioni. Per ovviare a tali fenomeni si ricorreva al riposo periodico (come nel calendario ebraico, in cui ogni sette c’era l’anno sabbatico, per cui la Bibbia prescriveva la cessazione dei lavori nei campi, la liberazione degli schiavi ebrei e il condono dei crediti, oppure il nostro maggese, turno di riposo spesso associato a rotazioni di colture diverse). In alternativa, oppure anche insieme allo stesso riposo, si ricorreva alle concimazioni, la più efficace delle quali consisteva nello spargimento di letame, ed il migliore era quello sufficientemente stagionato, che possedeva una porzione importante di humus stabile e perciò con effetti migliorativi su più anni.

Per avere sufficiente letame era ovviamente necessario che una parte dell’attività agricola fosse dedicata agli allevamenti animali. La concimaia costituiva perciò un luogo caratteristico della casa dei contadini, compreso i suoi odori.

Dalla Enciclopedia Treccani: Letame  sostantivo maschile [dal lat. laetamen, der. di laetare «concimare» (e questo da laetus «lieto», in origine «fertile»)]. – 1. Concime di natura organica mista, derivante dall’insieme delle deiezioni solide e liquide degli animali domestici e dalla lettiera (paglia, foglie, sabbia, segatura, ecc.). – 2 [….]

Nel caso le deiezioni deposte nei ricoveri animali non vengano miscelate con la lettiera ma lavate con acqua o rimosse con raschiatori, si parla invece di liquame.

Nella agricoltura intensiva di oggi, la letamazione è diventata una pratica poco diffusa, spesso sostituita da operazioni più facilmente meccanizzabili, come lo spandimento dei liquami liquidi, tal quali o diluiti, che ovviamente associa minori costi a minori benefici sulla fertilità, per la loro composizione meno stabile e umificata, maggiore salinità, ecc.

Anche nel nostro piccolo possiamo partecipare al circolo virtuoso che preserva la sostanza organica nel terreno invece di mineralizzarla (e perciò renderla all’atmosfera come CO2), per di più migliorando i terreni di orti e giardini.

Prende sempre più piede la pratica domestica del compostaggio, che può essere svolto su quasi tutti gli scarti organici prodotti dalla nostra tavola e dalle piccole pratiche agricole (sfalci e potature). Esistono dei contenitori prefabbricati in plastica riciclata che le aziende pubbliche distribuiscono agli utenti, ma funzionano benissimo anche delle strutture molto semplici in legno (anche ricavate da pancali o altro) che fra l’altro assicurano buone condizioni di aerazione e di umidità alla massa che deve maturare: in qualche mese è possibile ottenere un humus maturo e sufficientemente raffinato che si può utilizzare per migliorare il terreno o anche per i miscugli e i terricci nei vasi.

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